Dopo due anni e vari consulti con specialisti, arriva da me un giovane di 35 anni che nel 2016, aveva subito una frattura scomposta a tre frammenti della clavicola durante uno scontro di calcio.
Visito il paziente, guardo i referti radiologici, riscontro una pseudoartrosi da non consolidamento. Subito dopo il trauma, infatti, il paziente era stato trattato in modo conservativo, ma dopo sei mesi dal trattamento non era ancora presente il segno tipico della guarigione dell’osso, chiamata callificazione, ovvero la comparsa del callo osseo. Da allora, il giovane sentiva dolore costante e soffriva della limitazione funzionale soprattutto al sollevamento, trasporto e trazione di pesi. Dal giorno del trauma non aveva più ripreso a giocare a calcio, ma quella limitazione e dolore a 35 anni di età, non poteva restare così.
Viene da me in ambulatorio e durante la visita gli chiedo di raccontarmi del trauma, del dolore, lo ascolto, gli parlo delle possibilità e dei rischi legati soprattutto alla mancata guarigione dell’osso, che potrebbero far insorgere, dopo l’intervento, una potenziale nuova pseudoartrosi per mancato consolidamento dell’osso.
Vista la sua giovane età, però, decidiamo per l’intervento di fissazione con l'utilizzo di una placca particolare che consente sia la compressione dei frammenti sia una fissazione chiamata “stabilità angolare” che consente all'impianto di non essere estremamente rigido e quindi di favorire anche un certo grado di callificazione. Durante l’intervento, nella fase della sintesi della frattura, ovvero del ricongiungimento dei frammenti ossei, la resezione del focolaio e la riapertura del canale midollare dell’osso danno segnali incoraggianti per la sua guarigione: l’apporto di sangue è soddisfacente e questo è un buon segno.
Dopo l’intervento, il paziente ha dovuto portare un tutore per un mese: in genere, i tempi di utilizzo del tutore per la pseudoartrosi sono di un mese per via cautelativa, mentre per la frattura fresca, operata in urgenza, il tutore si mantiene ugualmente, ma per un periodo di tempo inferiore, di circa tre settimane. La terapia procede con campi elettromagnetici pulsati per migliorare il processo di callificazione e far tornare questo giovane paziente a condurre una vita di qualità, anche giocando di nuovo a calcio.